mercoledì 10 dicembre 2014

Carega Immacolata

Ho sempre adorato pedalare sulla neve, il crepitio della ruota che solca il manto fresco, il silenzio che ricopre tutto, la sensazione di galleggiare: ricordi di bambino.
Quando il gruppo enduristi ha proposto il Carega come metà per l'uscita non aspettavo altro.
Una discesa inedita rispetto alla forestale della Val Fraselle era inoltre un'occasione ghiotta per scoprire nuovi trail e fare un po' di scuola.
La partenza alle 8 da Giazza è al solito una botta di gelo, ma l'entusiasmo scalda già le gambe: si parte.
Dai primi tornanti già si scorgono le vette imbiancate e dopo tanta pioggia, finalmente una giornata come si deve: cielo terso e aria fina che profuma di bosco.
L'ascesa è tranquilla e mano a mano che saliamo la neve aumenta: siamo al rifugio Scalorbi e il panorama è di quelli che non si dimenticano.
La coltre diventa sempre più spessa e i sentieri - ancora poco battuti - diventano sempre meno praticabili più saliamo. Poco male, il cammino comincia ad essere parecchio esposto e rimanere in sella sarebbe solo un azzardo, si cammina.
Il sentiero presenta passaggi impegnativi, ma con la dovuta cautela passiamo indenni e iniziamo la prima discesa che ci porta verso passo Zevola. L'occasione mi è propizia per inforcare col manubrio un pino e ritrovarmi catapultato nella selva, fortunatamente senza conseguenze.
La seconda ascesa non presenta particolari difficoltà, se non l'aumentare della neve che rende ogni passo sempre più impegnativo e le ruote più pesanti.
Al passo ci accolgono stupiti un gruppo di escursionisti, incuriositi e perplessi da come riuscissimo a scendere su sentieri così innevati senza catene o gomme speciali, in realtà la neve compatta tiene che è un piacere se non è ghiacciata.
Scendiamo verso la Val Fraselle e qui il Caste ci porta in un sentiero per me inedito, che diventa uno spettacolo ad ogni tornante: passaggi tecnici a non finire in cui evitare insidiosi legni bagnati e rocce appuntite che affioravano dal manto di foglie.
Un po' di scuola di nose press e qualche manovra riesco a chiuderla, con volo finale trionfale addosso al Caste! :P
Splendida giornata, da incorniciare.
Grazie a tutti e alla prossima














ed ecco il riassunto della giornata


 



 

martedì 29 luglio 2014

L'appetito vien endurando

Rompo il lungo silenzio perchè nell'ultimo periodo ho riscoperto prepotentemente l'enduro.
Tutto è cominciato partecipando quasi per caso ad un corso promosso da Fuorisella e ospitato nella capitale dell'enduro (come, non la conoscete?! è Lugo di Grezzana!): ho così conosciuto Davide Finetto, ottimo insegnante che ci ha subito messi a nostro agio e spiegato le tecniche di base.
Malgrado una certa difficoltà nel mettere in pratica movimenti per me nuovi, ho subito notato una maggiore confidenza sul campo e fiducia nell'approcciare gli ostacoli.
Sulla PS2 della Ebensaghè enduro ho finalmente preso coraggio e affrontato i drop che avevo prudentemente evitato in gara: avevo appena compiuto il mio primo passo in un nuovo mondo!

I due giorni di corso avevano acceso un interruttore.





L'entusiasmo dev'essere stato così palese che pochi mesi dopo, per merito della mia dolce metà, mi sono ritrovato a festeggiare la quarantesima primavera al bike park di Lavarone, in compagnia dell'eterno compagno di pedale Matteo (Francesca non me ne voglia) e lo stesso Davide, per approfondire la tecnica e vedere di che pasta eravamo fatti.
Dopo aver assaggiato le prime discese tra drop, parabole e radici, affrontiamo la discesa intermedia e i primi salti: si comincia a fare sul serio.
Davide ci spiega come approcciare gli ostacoli e mantenere una posizione corretta: tutto chiaro, ora però c'era da farlo il salto ed è tutta un'altra storia!
I calcoli, le previsioni, i buoni intenti sono tutti affollati in testa, ma quello che serve per lanciarsi sta sotto la cintura...
Via le paure e le esitazioni, si va! Una breve chicane per trovarmi sulla rampa e all'improvviso sono in aria: è durato pochi istanti, ma chi l'ha provato lo sa, sembrano durare un'eternità.
L'adrenalina scorre e ti senti un tutt'uno con la bicicletta, l'atterraggio è morbido e non vedi l'ora di staccare di nuovo la ruota dalla rampa il più presto possibile. In poche parole, una droga!
Inutile dire che in breve ci siamo ritrovati sulla discesa più impegnativa ad affrontare il salto più impegnativo del percorso, dove non si vede l'atterraggio finché non si decolla.
Qualche indicazione di Davide e ci siamo lanciati: qui l'esperienza è stata davvero intensa!
Un'esplosione di emozioni, velocità, ebbrezza, brivido.

Un altro passo verso l'enduro.







L'esperienza al bike park si è dimostrata rivelatrice e sono tornato a casa con la voglia di ripeterla al più presto: quale occasione migliore dell'inaugurazione del Pistin, sui percorsi di Lugo, dov'è cominciato tutto? Non potevo perdermela per nulla al mondo.
Qui i ragazzi delle Teste di Marmo e Km hanno allestito un bike park in piena regola, con tanto di parabole, drop, compressioni e pure un salto doppio! Un lavoro durato un anno, grazie al volontariato di appassionati e amanti di questo sport, che hanno saputo valorizzare il territorio e contribuire al riconoscimento della nomea di Lugo.
Sfidando le condizioni meteo e l'acqua caduta nei giorni precedenti l'evento, hanno lavorato per offrire uno spettacolo unico ed eccezionale, il Pistin by Night!
Raggiunto il ritrovo e inaugurato degnamente il percorso con tanto di discorso e ringraziamenti, i bikers hanno dato vita ad una giostra carnevalesca giù per i trail illuminati a giorno, tra gli incitamenti della folla.
Uomini banana, subacquei, cani dalmata, personaggi distinti in giacca e cravatta: non contavano tempi, velocità o evoluzioni, l'importante era scendere con stile!
Risultato: una serata fantastica, con gente splendida e genuina.
Festeggiamenti con torta e brindisi hanno salutato i partecipanti e gli organizzatori, con l'appuntamento tra un anno e l'augurio di vedere sempre più bikers animare le parabole e le rampe del Pistin.

Sempre più enduro! 





con tanto di menzione sulla tabella :D