martedì 20 marzo 2012

La mia prima gara


Prologo
E dunque ci sono arrivato, finalmente il tanto agognato weekend della mia prima gara. 
Dopo una settimana al cardiopalma passata ad espletare le ultime pratiche burocratiche che accertano la mia totale demenza nell'imboccare a quasi 40 anni il mondo delle competizioni, ci sono, sono pronto - quasi - manca solo la bicicletta.
La bicicletta che giace dal meccanico in attesa delle fatidiche ruote leggere e coperture tubless che promettono prestazioni strabilianti e fanno tanto gara.
Che dire? La carrozzeria c'è, il motore… beh non si può aver tutto.
Mi sento tanto come quel fantastico flop motoristico anni 80 che fu la Thema Ferrari, (qualcuno se la ricorderà) solo che qua è il contrario, il motore è della Fiat e la carrozzeria del Cavallino.
Poco importa, da qualche parte bisogna pur cominciare, ritiro la bici revisionata a puntino che va come un orologio, una breve uscita sabato per testare le nuove ruote e ci siamo, domani è il gran giorno.

La sveglia
Sveglia all'alba, colazione dei campioni con ovetto sbattuto che ormai è un "must" e banana d'incoraggiamento, vestizione e ultimi preparativi e via a prendere la bici.
No! Non è possibile… Rimango impietrito: dinnanzi a me la gomma anteriore completamente a terra!
Tra l'incredulo e l'incazzato realizzo che non ho mai cambiato un tubless  e comunque non ne ho il tempo: agguanto un paio di camere d'aria, carico tutto in macchina e prego nell'assistenza di Matteo all'arrivo.
Il tragitto verso Bardolino è contrassegnato da nebbia e una lieve pioggia che sottolineano il mio umore già abbastanza grigio.

Alla partenza c'è già un discreto viavai di organizzatori che allestiscono gli ultimi preparativi e ciclisti che si riscaldano: e ci credo, la temperatura s'è abbassata e tutti indossano la muta intera. 
Con stupore noto che il gonfiaggio ha retto, ispeziono lo pneumatico al centimetro in cerca di fori sospetti senza trovarne: solo più tardi Matteo mi confermerà che questo assestamento è usuale per i tubless nuovi (averlo saputo evitavo la sincope).
Partecipo per la prima volta al rituale della punzonatura, di fantozziana memoria, gli ultimi aggiustamenti e siamo in griglia.



La gara
L'agitazione sale: lo so, non ho nessuna pretesa se non quella di arrivare, ma comincio a respirare l'aria della competizione e la tensione è palpabile. Come i cavalli al cancello di partenza, tutti si controllano per anticipare gli avversari, i piedi sui pedali a cercare il giusto slancio.
In un attimo il gruppo parte e io ovviamente sono ancora fermo, cerco subito di stare a ridosso del gruppo e non perdere il contatto con Matteo ma capisco che è inutile, alla prima curva quasi non lo distinguo più.
La partenza è importante, chiunque ve lo può dire, va gestita con attenzione, senza esagerare ma neanche rimanere troppo indietro: le energie vanno dosate con parsimonia, cercando di trovare quanto prima il proprio ritmo. Quanti bei propositi, li conosco tutti e riesco a non seguirne nessuno: sarà l'inesperienza, la foga, il gruppo, per quanto ne so potrei incolpare pure il governo Monti, ma sta' di fatto che cerco invano di stare attaccato al gruppo - senza successo - e dopo circa cinque chilometri annaspo come Willie il coyote. 
Se non altro conosco il percorso e so cosa mi aspetta, così cerco di trovare il mio ritmo e fare la mia gara: una parola.
Non so come funzioni davanti, ma nelle retrovie sono di casa e l'aspetto psicologico è importante, può farti fare grandi cose o annichilirti al punto da mollare, come quando ti trovi di fronte alla salita di Incaffi, con già qualche decina di chilometri nelle gambe e dei gradoni che ti obbligano a scendere e spingere la bicicletta su per un'erta dantesca.
Alla fine arrivo, tardi ma arrivo, la mia battaglia per questa volta l'ho vinta, Matteo è contento di vedere che non ho mollato e mi sono meritato anche un "brao!" da Zeno: queste alla fine sono le soddisfazioni più belle.



Alla prossima settimana con La Tre Valli e la squadra al completo.

domenica 11 marzo 2012

Apologia del ciclista AKA siamo tutti un po' Mandrake



Questo post è rivolto a tutti coloro che condividono l'esperienza di avere in casa un ciclista, in special modo alle mogli, fidanzate, compagne, amanti, insomma avete capito.
Non voglio discriminare - me ne guardo bene - parlo semplicemente di ciò che vedo ogni benedetta domenica: di donne nel gruppo non ne ho mai viste tante e quando c'erano accompagnavano/seguivano il proprio partner.
Immagino sia dura assecondare le voglie e i desideri di chi ama questo sport e sottolineo ama. Eh sì, perchè il rapporto di un ciclista col suo mezzo diventa per virtù o per necessità di dipendenza: nessuno può fare a meno dell'altro, è un legame fisico, se è rotta la bici non vado da nessuna parte e se sono rotto io neanche lei fa molta strada.
E così assisto ogni weekend al solito balletto: sveglia all'alba, sotterfugi, mariti che barattano un'uscita in cambio della cresima della figlia, scene di ordinaria follia tutto per inforcare le nostre instancabili (altre) dolci metà.
Non voglio ripararmi dietro false giustificazioni, appartengo di fatto a questa categoria e ne ho avuto piena consapevolezza il giorno in cui la mia compagna guardandomi come Pina Fantozzi mi disse:"se almeno tu passassi la domenica con l'amante capirei..."
E come una folgorazione mi sono venute in mente le parole del Mandrake in Febbre da cavallo, mentre in tribunale fa l'apologia del giocatore di cavalli.
Per chi si fosse dimenticato o avesse perso questa perla ve la ripropongo:


Ricordando quel monologo ho pensato che - con gli opportuni distinguo - molti di noi non sono così diversi da Mandrake e quindi non ho potuto fare a meno di rivolgermi la stessa domanda:"chi è dunque il biker?"
E' uno che lascia moglie e figli per alzarsi all'alba, che muore in salita per risorgere in discesa, uno che se ne frega se fuori piove o nevica, che non esistono feste nè compleanni se gli amici escono anche solo per allenarsi, uno che butta il cuore oltre l'ostacolo sempre e comunque, anche quando non ce la fa più, quando non ci sono più gambe, fiato, muscoli  e tutto questo per dire: io ce l'ho fatta, io quello l'ho fatto!

Un saluto e un ringraziamento a tutti coloro che condividono la passione, lo sforzo e il sogno e un grazie ancor più grande a chi condivide, ci supporta e ci sopporta, rendendoci le persone più felici al mondo.

Per inciso oggi insieme ai soliti (ormai penso di poterlo dire) amici di Pedala Parco abbiamo fatto una splendida escursione verso Crero.
Da oggi cercherò anche di fornire dettagli un po' più tecnici delle escursioni con tracce gps e brevi descrizioni tecniche: qualunque appunto, integrazione e richiesta saranno ben graditi.
A breve immagini e video.
 
Al prossimo weekend con la Bardolino Bike