Partiti da Vesio imbocchiamo ben presto lo sterrato verso valle San Michele: ad attenderci una salita impegnativa che ci fa assaggiare subito di che pasta è fatto il Tremalzo.
Le gambe sono fredde quanto la temperatura esterna e dai primi kilometri capiamo che dovremo dosare bene le forze per raggiungere la cima.
Il dislivello totale sembra alla nostra portata ma dobbiamo fare i conti con la salita, che non molla mai: ad ogni tornante ci rincuoriamo a vicenda dicendo che non può continuare così, ma ogni rampa ci contraddice.
Come al solito, forti della tecnologia in nostro possesso, veniamo sbeffeggiati dal segnale gps che va e viene e ci affidiamo presto alla cartografia tradizionale anche se con sconfortanti risultati.
Macs comincia ad accusare l'acquisto di una sella più bella che comoda e la mancanza d'orientamento; il tempo in quota sembra peggiorare e un vento gelido ci gela la schiena: cominciamo a temere per la riuscita dell'escursione ma ecco affacciarsi a noi la cascata, siamo sulla strada giusta!
Usciamo dal bosco e finalmente scorgiamo il passo e anche la strada rimasta per raggiungerlo, un ultimo sforzo e siamo in vetta: gallerie scavate nella roccia e strapiombi naturali ci regalano una discesa da incorniciare, con sosta doverosa al rifugio alpini di Tremosine per panino col salame e (fatidica) birretta.
Ormai appagati chiediamo al simpatico oste tricolore (sul serio) ultimi ragguagli sul tratto finale e scopriamo che dobbiamo completare un'ultima salita di 200m prima di raggiungere la discesa finale.
Con due wurstel al posto delle gambe e visioni fantozziane dell'Arcangelo Gabriele che ci indica la strada per la Parigi-Roubaix, giungiamo a valle ormai all'imbrunire.
Alla prossima Tremalzo, con la cadena al completo.